Progetto MILKZERO

 

“Effetti della gestione delle produzioni nell’azienda zootecnica sulla presenza di contaminanti nei prodotti lattiero-caseari: Studio di una filiera a residuo zero in Piemonte”

 

Finanziano nell’ambito dell’AZIONE 2, OPERAZIONE 16.2.1” Operazione 16.2.1 Progett pilota per sviluppare nuovi prodotti, pratiche, processi e tecnologie”

Capofila: Università degli Studi di Torino, Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali eAlimentari (DISAFA)

Referente di progetto: Prof Giorgio Borreani

Partecipanti:
– Dipartimento Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari – Università degli Studi di Torino
– La Formaggeria srl di Beppino Occelli – Farigliano (CN)
– Associazione Regionale Allevatori del Piemonte – Cuneo (CN)
– Az. agr. La Rosa Bianca – Cavallermaggiore (CN)
– Soc. Agr. Lembo Farm S.S. – Rocca de Baldi (CN)
– Il Pastore e la Capretta – Savigliano (CN)
– Soc. Agr. F.lli Robiola Paolo e Lorenzo S.S. – Caluso (TO)
– Soc. Agr. Bertola Fratelli – Marene (CN)

Il Contesto del Progetto

La realtà produttiva del latte in Piemonte coinvolge oltre 1600 aziende zootecniche bovine da latte e 1.150.000 t di latte prodotto nel 2020 (in crescita del 4,76% rispetto al 2019) con un valore della produzione di circa 430 milioni di euro e un indotto cinque volte superiore. Alle aziende bovine si affiancano circa 500 aziende che producono latte ovino e caprino con una tendenza di crescita del comparto. Il settore lattiero-caseario rappresenta oltre il 10% del valore della produzione agricola regionale, ma la volatilità dei prezzi incide pesantemente sia sui costi di produzione sia sui ricavi ottenuti dai produttori.

Negli ultimi decenni la gestione del sistema foraggero dell’azienda zootecnica da latte è stata interessata da un processo di intensificazione produttiva e di semplificazione, avvenuto in seguito alla riduzione del numero di allevamenti, alla contemporanea crescita delle dimensioni delle aziende attive, all’aumento delle potenzialità produttive degli animali e delle colture agrarie, e alla riduzione delle tipologie di colture foraggere utilizzate per la produzione di alimenti. In determinate situazioni aziendali, l’intensificazione e la semplificazione sono state portate all’eccesso, tanto che in molte aziende da latte l’intera superficie aziendale è investita in mono-successione a mais, mentre prati e altre foraggere sono stati completamente abbandonati, con ripercussioni pesanti sulla sostenibilità ambientale ed economica delle aziende. Le difficoltà della congiuntura dell’ultimo decennio hanno insegnato che l’abbinamento fra attività zootecnica per la produzione di latte e la gestione agronomica efficiente della superficie aziendale possono costituire un binomio vincente, sia per il ritorno economico sia per i risvolti ambientali e di sostenibilità sia sui risvolti connessi alle richieste incalzanti dell’opinione pubblica. Il latte è una commodity con caratteristiche molto ben definite, che tuttavia difficilmente lo distinguono sul mercato e che, unitamente alla crescente competizione tra produttori, rendono praticamente impossibile all’allevatore influenzarne il prezzo di vendita. Inoltre, la qualità del latte è sempre più strettamente legata al concetto di sanità tanto che ad oggi il termine salubrità del latte è utilizzato come sinonimo di qualità (Leitner et al, 2015). La qualità interseca include diversi concetti dalle rese casearie, ai titoli in grasso e proteina, alla ridotta presenza di residui di agrofarmaci e farmaci veterinari, all’assenza di micotossine ed enterotossine, al benessere degli animali allevati.

Negli ultimi anni il settore agricolo è stato caratterizzato da una crescente attenzione verso il tema della sicurezza alimentare. In maniera ancora più evidente, questa attenzione si è trasformata in una precisa domanda dei consumatori, che hanno mostrato la preferenza ad alimenti privi o con basso contenuto di residui di molecole di sintesi chimica. Inizialmente si è sviluppato il concetto di “Residuo Controllato”. Il prodotto si definisce a “Residuo Controllato” quando i residui di prodotti fitosanitari di sintesi chimica sono inferiori o uguali ad un certo valore percentuale rispetto al Limite Massimo Residui (LMR) previsto dalla legge (Regolamento 396/2005).

È proprio sulla base di questo stimolo che nasce l’agricoltura a “Residuo Zero”. Un prodotto agricolo si definisce a “Residuo Zero” quando i residui di prodotti fitosanitari di sintesi sono inferiori o uguali a 0,01 mg/kg (10 ppb). Tale soglia è intesa come il limite di quantificazione analitica attualmente proposto dai laboratori di prova più qualificati per buona parte delle prove per la ricerca delle molecole dei principi attivi degli agrofarmaci. La possibilità di certificare prodotti lattiero-caseari a residuo zero necessita l’incentivazione e la diffusione di sistemi di produzione che aggiungono, ai già restrittivi principi della Produzione Integrata e delle buone pratiche agricole (Standard prerequisito di riferimento), la riduzione degli interventi fitosanitari allo stretto necessario, accoppiata alla scelta di prodotti fitosanitari a basso impatto ambientale caratterizzati da una bassa residualità e ridotto impatto per aria, acqua e suolo, fino all’ottenimento di prodotti privi di residui di agrofarmaci in quantità rilevabile.

Molti segnali vanno in quella direzione. Oggi in Italia, seppur ancora in modo pionieristico, si sta affacciando un nuovo approccio che va incontro alle esigenze dei consumatori e piace ai retailer: il residuo zero certificato. Il vantaggio è arrivare più agevolmente al risultato con un prodotto che abbia un claim comprensibile al consumatore e con un costo a scaffale inferiore al biologico (www.csqa.it, 2021). Dai primi studi di mercato, risulta che il claim ‘residuo zero’ è più facilmente comprensibile per il consumatore che cerca un prodotto più salubre. Spesso il concetto di ‘produzione biologica’ risulta di più difficile comprensione per il consumatore, in quanto implica principalmente la tutela di beni pubblici. Il residuo zero può rappresentare una terza via di produzione, alternativa all’agricoltura integrata e alla produzione biologica. Questo offre un necessario compromesso tra il biologico e una via più facilmente percorribile nei sistemi agricoli intensivi dell’agricoltura convenzionale o integrata della Pianura Padana. A livello della comunità scientifica questo sistema deve essere studiato e certificato per raggiungere gli obbiettivi comuni dell’agricoltura di salvaguardia e aumento della fertilità del suolo, reintroduzione delle rotazioni e su scelte agronomiche e zootecniche appropriate anche a tutela ed integrazione della biodiversità e del benessere animale. L’adozione della mono-successione ha condotto all’acuirsi dei problemi fitosanitari con un aumento progressivo degli input per evitare la stagnazione o riduzione delle rese produttive e un crescente uso di trattamenti con agrofarmaci per contenere gli attacchi di funghi e insetti, anche di recente introduzione (es. diabrotica e cimice asiatica), resi maggiormente dannosi dal susseguirsi per molti anni della medesima coltura sullo stesso terreno. Gli interventi di difesa sulla coltura hanno evidenziato nel tempo una riduzione dell’efficacia nel contenimento di patogeni fungini e insetti fitofagi, spesso accompagnati da preoccupanti effetti collaterali legati all’aumento della contaminazione da micotossine e di residui di agrofarmaci e all’abbattimento dell’artropodofauna utile. I danni causati alla coltura possono poi costituire una via preferenziale di proliferazione di funghi tossigeni ed acuire il problema delle contaminazioni delle filiere di approvvigionamento zootecnico sia derivanti dal mercato sia relative all’autoproduzione aziendale. Infatti, i funghi rappresentano un rischio in costante aumento non solo per le problematiche fitosanitarie, legate principalmente allo sviluppo di marciume rosso e marciume rosa, ma per la capacità di produrre micotossine. L’Aflatossina B1, l’Ocratossina A (OTA), le Fumonisine B1 (FB1) e B2 (FB2), il Deossinivalenolo (DON) e lo Zearalenone (ZEA) sono alcune tra le micotossine più frequentemente rinvenute negli alimenti zootecnici e soprattutto sul mais e i metaboliti Aflatossina M1 e M2, alfa-zearalenolo, beta-zearalenolo e de-epossi-DON. Tali micotossine entrano nella filiera alimentare rappresentando una minaccia per la salute umana e animale, essendo presenti in colture contaminate, poi destinate alla produzione di alimenti e mangimi (EFSA, 2015). In caso di ingestione di micotossine con la dieta, anche in dosi non dannose a breve termine, si possono verificare intossicazioni di tipo cronico, e quindi non facilmente evidenziabili nell’allevamento, ma con ripercussioni non trascurabili dal punto di vista economico.

L’Innovazione del Progetto

L’obiettivo innovativo del presente progetto pilota è valutare se lo sviluppo di una filiera produttiva agro-zoo-casearia a basso impatto ambientale ed elevata capacità di autoapprovvigionamento, basata su sistemi foraggeri che prevedano l’impiego di quantitativi ridotti o nulli di agrofarmaci, possa fornire un prodotto latte (bovino, caprino, ovino) ad elevato valore nutrizionale, con elevati standard sanitari e microbiologici, e assenza di contaminanti (in termini di micotossine e residui di principi attivi impiegati sulle colture). L’approccio integrato e olistico di filiera e l’analisi approfondita delle produzioni primarie per l’alimentazione degli animali e dei prodotti lattiero caseari ottenuti, attraverso il coinvolgimento di tutte le figure della filiera produttiva, contribuirà ulteriormente a caratterizzare gli aspetti gestionali salienti dei processi produttivi oggetto di studio dalla campagna alla stalla al mercato.

L’innovazione della proposta progettuale risiede principalmente nella possibilità di implementare uno schema di lavoro e di valutazione della filiera produttiva che possa inserirsi in schemi di certificazione per i quali si stanno ponendo le basi nella Piattaforma TECH4MILK cui il progetto pilota si collega o sistemi di certificazione già in atto o in preparazione per il territorio italiano (certificazione Residuo Zero o Residuo Controllato). L’insieme delle attività di studio, consentiranno in modo del tutto nuovo e con maggiore consapevolezza di individuare e migliorare la gestione di sistemi di produzione integrati o biologici con l’obiettivo di ottenere una linea di prodotti lattiero-caseari ad alto valore aggiunto, capace di distinguersi nettamente dalla commodity latte e con la prospettiva di una collocazione di pregio sul mercato.

L’utilizzo, a livello aggregato, dei risultati ottenuti dai diversi comparti della filiera e delle informazioni di tipo gestionale, analitico ed economico, consentirebbe inoltre di avere in tempo reale una conoscenza approfondita del processo produttivo nel suo insieme e costituire la base per l’utilizzo di strumenti e sistemi di supporto alle decisioni (Decision Support Systems).

I vantaggi derivanti dall’applicazione dei risultati del progetto possono essere suddivisi, secondo le tempistiche previste per le ricadute, in vantaggi a breve termine e lungo termine. I primi possono trovare riscontro già durante il periodo di svolgimento del progetto stesso, i secondi richiedono adeguamenti strutturali in eventuali nuove aziende o sviluppi tecnologici in nuove realtà di trasformazione che necessitano di tempistiche più prolungate.

L’analisi puntuale delle interazioni complesse e delle dinamiche dei comparti che compongono la filiera produttiva del latte consentirà di ottenere informazioni dettagliate riguardanti l’efficienza e la sostenibilità del sistema produttivo agro-zootecnico su cui la filiera si basa. Gli step di valutazione che riguarderanno le potenzialità produttive delle colture gestite secondo un approccio integrato o biologico in relazione alle condizioni pedo-climatiche, la contaminazione da epifiti ed endofiti (fungini e batterici) degli alimenti zootecnici, la qualità nutrizionale, microbiologica e sanitaria del latte, le caratteristiche di trasformazione e potenziale collocazione del formaggio derivato sul mercato, consentiranno di avere una visione e un monitoraggio completo e aggiornato della filiera in tempo reale e di ottenere informazioni utili all’implementazione di strategie di gestione che migliorino la qualità nutrizionale, la sostenibilità e la competitività dell’intero comparto produttivo. I risultati conseguibili consentiranno inoltre di ottenere informazioni relative ai singoli comparti della filiera trasferibili in analoghe realtà e di migliorare la sostenibilità del processo produttivo del latte, migliorando l’efficienza del sistema produttivo colture foraggere – animale – consumatore. Si sottolinea che il progetto pilota è strutturato affinché i risultati delle diverse fasi del progetto siano immediatamente fruibili. La realizzazione di tale sistema integrato potrà consentire una diversificazione delle produzioni interne, introducendo sul mercato una nuova tipologia di prodotto, in grado di incrementare la competitività dell’intera filiera.

Una prima ricaduta a medio termine riguarda l’approfondimento scientifico degli argomenti affrontati che consentirà di fornire ai caseifici ed alle aziende zootecniche piemontesi, attraverso gli enti tecnici coinvolti nel progetto, un valido e moderno supporto tecnico-scientifico per migliorarne la redditività e la competitività sul mercato lattiero-caseario.

Le ricadute attese saranno inoltre di effetto trainante per altre aziende zootecniche da latte, che potrà consentire sia l’aumento di produzione in sé di formaggi ad elevato valore nutrizionale, sia l’allargamento della gamma di prodotti caseari con le caratteristiche nutrizionali, microbiologiche e sanitarie desiderate. Il modello messo a punto potrà inoltre essere potenzialmente trasferito ad altre realtà produttive della Regione, specialmente in contesti produttivi nei quali la costituzione di filiere ad alto valore aggiunto, possano incrementarne la competitività attraverso la valorizzazione delle risorse locali e del territorio.

Nel medio-lungo periodo l’individuazione di strategie operative per indirizzare le aziende zootecniche verso la ristrutturazione dei sistemi foraggeri e il miglioramento del valore nutrizionale del latte consentirà la conseguente riduzione globale degli impatti ambientali e la salubrità del prodotto latte e derivati dal punto di vista di residui di agrofarmaci o molecole di derivazione e metaboliti microbiologici derivati da batteri e funghi.

Le attività e gli obiettivi del progetto

Studio e definizione di sistemi aziendali a basso impatto ambientale e produzione di latte a basso impatto ambientale e basso tenore di contaminanti di sintesi e naturali

L’attività progettuale si svolgerà nelle aziende zootecniche che producono le tre tipologie di latte (bovino, ovino e caprino). Ognuna delle aziende coinvolte monitorerà per un intero anno le produzioni giornaliere di latte, il numero di animali in produzione e le quantità dei singoli alimenti utilizzati nella razione degli animali in produzione (autoprodotti e acquistati, suddivisi in mangimi composti, materie prime, foraggi e integratori). Per ognuna delle diete impiegate si provvederà a determinare la quota di autosufficienza aziendale e la quota di alimenti acquistati (suddivisi in materie nobili a destinazione food, foraggi e sotto-prodotti di lavorazione delle filiere agroalimentari a destinazione parziale o esclusiva feed).

Caseificazione e stagionatura di formaggi di pregio da latte ovino e caprino

L’obiettivo è quello di andare a produrre ed analizzare formaggi partendo dal latte delle stalle ovi-icaprine sulle quali si è fatto in precedenza il campionamento del latte di massa e degli alimenti forniti agli animali. Verranno quindi realizzate delle produzioni ad hoc, che verranno monitorate dal punto di vista della tracciabilità, delle condizioni ambientali di caseificazione e stagionatura, e della loro vita microbiologica. Verrà quindi seguito il latte a partire dalla raccolta realizzata con automezzo di proprietà aziendale fino alla sua caseificazione compilando dei moduli per ogni lotto di formaggio realizzato. Da qui il prodotto verrà trasferito nelle grotte di stagionatura di Valcasotto (CN) dove dovrà convivere ed arricchirsi della flora microbica autoctona presente negli ambienti di stagionature e sulle assi di legno indispensabili per la maturazione del formaggio stesso. Durante tutta la vita del prodotto verranno fatte delle campionature ad intervalli e fasi prestabilite in modo da poter studiare l’evoluzione dello stesso.

Analisi di metaboliti e contaminati (di sintesi e naturali) in alimenti, latte e formaggi

L’obiettivo dell’attività è monitoraggio di metaboliti e contaminati (di sintesi e naturali) in alimenti, latte e formaggi. Durante il progetto verranno analizzati i campioni di unifeed (o alimenti singoli), latte e formaggi per determinare il contenuto di contaminanti di sintesi (residui di prodotti fitosanitari utilizzati per la produzione di alimenti zootecnici) nonché di metaboliti biologici (micotossine prodotte da funghi ed endotossine batteriche). La determinazione prevederà l’identificazione di circa 500 molecole che comprendono erbicidi, fungicidi, insetticidi, acaricidi, fitoregolatori e repellenti. I contaminanti di origine biologica verranno analizzati attraverso un’analisi in cromatografia e spettrometria di massa per valutare la presenza di diverse tipologie di micotossine, tra cui aflatossine, tricoteceni, fumonisine, zearalenone e micotossine emergenti nonché eventuali tossine di origine batterica. I risultati ottenuti nel progetto contribuiranno ad impostare un corretto ed efficace programma di difesa in relazione a rischi di contaminazione da tossine e residui di fitofarmaci negli alimenti zootecnici e nei prodotti lattiero-caseari derivati.

Analisi metagenomica di funghi e batteri in alimenti zootecnici e latte

Il monitoraggio della popolazione microbica degli unifeed durante l’anno permetterà di raccogliere informazioni sulla presenza, frequenza ed abbondanza dei microrganismi che dal campo iniziano la colonizzazione dei tessuti vegetali e arrivano a contaminare la razione degli animali in produzione influenzando la qualità microbiologica. Tali differenze possono successivamente influenzare la qualità del latte prodotto, bovino, caprino ed ovino nonché dei formaggi prodotti. Inoltre, tra i microrganismi presenti in campo, possono essere presenti funghi fitopatogeni agenti di deterioramento degli unifeed nonché funghi produttori di micotossine. Il monitoraggio del microbiota durante le fasi vegetative permetterà di verificare l’effetto di strategie di difesa a residuo zero sulla composizione delle popolazioni microbiche degli unifeed, del latte e dei formaggi ovi-caprini.

Analisi congiunta e caratterizzazione delle filiere per la predisposizione di protocolli operativi propedeutici all’elaborazione di uno schema di certificazione di prodotto/processo

Sulla base dei dati ottenuti nei tasks precedenti, attraverso l’analisi congiunta dei risultati e il confronto con l’Associazione Regionale Allevatori e l’Azienda di trasformazione, si individueranno i principali fattori caratterizzanti la produzione primaria e le eventuali criticità del processo al fine di definire i criteri e le azioni necessarie a porre le basi di uno schema di certificazione del processo produttivo o del prodotto finale. Si procederà alla definizione di un protocollo di filiera lattiero casearia sostenibile e a minor impatto ambientale in grado di fornire un latte con le caratteristiche qualitative definite in progetto, in grado di valorizzare la filiera produttiva oggetto di studio. Infine, si provvederà alla definizione di un protocollo operativo rivolto alle aziende zootecniche e alle realtà agro-industriali di piccole-medie dimensioni che trasformano o commercializzano il latte, al fine di ottenere una distinzione sul mercato del latte o dei prodotti lattiero-caseari prodotti.
Il WP4 è suddiviso nei seguenti 2 tasks.

Caratterizzazione delle peculiarità operative delle filiere di produzione del latte bovino, ovino e caprino, indagate nel progetto

Definizione di uno schema operativo per una filiera agro-zoo-casearia a basso contenuto di contaminanti propedeutico per lo studio di una certificazione di prodotto/processo

Le competenze

CAPOFILA – Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari dell’Universita’ degli Studi di Torino (Acronimo: DISAFA)

Il Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari (DISAFA) costituito il 1° ottobre 2012 afferisce alla Scuola di Agraria e Medicina Veterinaria dell’Università degli Studi di Torino. Il DISAFA riunisce tutti i settori scientifico disciplinari delle Scienze agrarie, biologiche, ingegneristiche, chimiche, fisiche e matematiche coprendo quindi le competenze richieste per la ricerca in ambito agro-alimentare. Il DISAFA è Dipartimento unico o principale di 11 corsi di studio la cui didattica viene svolta a Grugliasco e nelle sedi di Alba, Asti, Cuneo e Sanremo. Il DISAFA figura fra i 10 Dipartimenti dell’Ateneo torinese ad aver superato la selezione relativa al Fondo di finanziamento quinquennale (2018-2022) dei Dipartimenti di Eccellenza degli Atenei Italiani. A partire dal 2013, il Dipartimento ha potuto disporre di Fondi per la Ricerca pari in media a 3.8 mln Euro per anno, di cui il 61% derivante da progetti di ricerca competitivi (internazionali e nazionali) e il 21% da attività conto terzi in convenzioni con imprese o enti privati. I progetti attivati dal DISAFA rappresentano circa il 26% del totale dei progetti competitivi nazionali dell’ateneo e il 17% di quelli internazionali. Inoltre DISAFA è sede di ricerca e didattica relativamente alla produzione primaria, trasformazione industriale di prodotti vegetali e animali, e alle interazioni tra tali attività con il territorio e l’ambiente.

Beppino Occelli La Formaggeria s.r.l. (Acronimo: La Formaggeria)

La BEPPINO OCCELLI LA FORMAGGERIA SRL è una Azienda che si occupa della produzione, della stagionatura e dell’affinatura di formaggi di altissima qualità. Nata più di 40 anni fa, in un periodo storico in cui si spingeva molto sulla quantità, quest’azienda ha invece fin da subito voluto e saputo puntare tutto sulla qualità dei propri prodotti. Il mercato, soprattutto quello italiano, ha dato ragione a questa scelta ed anno dopo anno i prodotti hanno iniziato ad essere apprezzati anche all’estero conquistando numerosi premi e riconoscimenti, in Europa come nel resto del Mondo. Attualmente la maggior parte delle vendite è ancora all’interno dei confini nazionali, ma le esportazioni stanno rapidamente aumentando proprio perché l’attenzione dei consumatori più esigenti verso prodotti di qualità, quelli veri e sostenibili, è in aumento sia in Italia sia all’estero. La produzione si concentra principalmente su formaggi di Langa e d’Alpe, che affondano le proprie radici nella tradizione contadina, nella ricerca di ricette antiche e di abbinamenti con ingredienti caratterizzanti locali, ma che allo stesso tempo hanno saputo seguire i gusti dei consumatori anche più moderni. Per raggiungere risultati così prestigiosi bisogna sicuramente partire da materie prime eccezionali, la cui ricerca ha portato ad una estrema selezione dei propri fornitori di latte, sia esso vaccino, caprino o ovino. Gli allevatori sono diventati nel corso degli anni partner di una filiera produttiva o meglio, di una filosofia produttiva, che li vede impegnati nel rispetto di molte linee guida dettate dall’azienda e che vanno dal benessere all’alimentazione degli animali, da un utilizzo consapevole dei farmaci al rispetto per l’ambiente. Proprio per avere un rapporto quotidiano con gli allevatori, la BEPPINO OCCELLI LA FORMAGGERIA lavora e stagiona formaggi provenienti esclusivamente da latte italiano, per la maggior parte della provincia di Cuneo, gestendo direttamente la raccolta in tutte le aziende agricole produttrici, senza affidarsi a raccoglitori terzi o centri di raccolta.

Associazione Regionale Allevatori del Piemonte (Acronimo: ARAP)

L’Associazione Regionale Allevatori del Piemonte (ARAP) è un’associazione di 1° grado riconosciuta e socia dell’Associazione Italiana Allevatori (AIA). Opera nell’ambito del settore zootecnico piemontese associando a sé circa 6.000 allevamenti bovini, ovini, caprini, bufalini, equini e suini con rappresentanza di ogni razza. Nell’ambito della propria attività istituzionale l’ARAP svolge su incarico del Ministero dell’Agricoltura i Controlli Funzionali sulle produzioni latte e carne monitorando ogni mese circa 300.000 capi bovini. Nell’ambito dell’attività rivolta a tutti i soci e i clienti l’ARAP svolge molteplici attività a supporto della filiera zootecnica regionale e più in generale per il comparto agro-alimentare. Dispone di un Laboratorio di Analisi operativo su vari settori di analisi: latte e derivati, carne, alimenti zootecnici, microbiologia per alimenti umani, sierologia veterinaria, biologia molecolare, diagnostica mastiti. Il laboratorio analizza oltre 1.000.000 campioni all’anno. Inoltre dispone sul territorio piemontese di un servizio di consulenza tecnica alle filiere e agli allevamenti: gestione e valutazione benessere animale, HCCP e autocontrollo; e di servizi di consulenza tecnica nel comparto alimentazione, nutrizioni bovini latte e costi produzione; sostenibilità dell’allevamento; gestione economico finanziaria degli allevamenti; gestione mastiti e utilizzo consapevole del farmaco.

Società Agricola F.lli ROBIOLA Paolo e Lorenzo s.s.

La Società Agricola F.lli Robiola Paolo e Lorenzo s.s. si trova nel comune di Caluso (TO). L’azienda si dedica soprattutto all’allevamento di vacche da latte biologico, in prevalenza di razza Pezzata Rossa Italiana, e conta su una mandria di circa 400 capi di cui 160 in lattazione. Gli animali vengono alimentati con i foraggi prodotti dai 200 ettari coltivati dall’azienda, tutti a prato stabile tranne 20 ettari a erba medica. Le manze, oltre a pascolare nei prati limitrofi al centro aziendale, trascorrono i mesi estivi in alpeggio. La produzione di latte, certificata dall’Ente Demeter, è destinata alla vendita come latte alimentare.

Società Agricola LEMBO FARM s.s

L’azienda è sita nel comune di Rocca de Baldi (CN), in un’area agricola caratterizzata da una gestione convenzionale ed intensiva dei sistemi foraggeri. L’azienda alleva in media 400 vacche da latte e 400 animali per la rimonta, coltiva 160 ettari di terreno (dei quali il 70% irrigui). La produzione di latte per ettaro è pari a circa 28 t/ha all’anno. I suoli sono profondi e ben drenati con una tessitura prevalentemente franca (per l’orizzonte 0-30 cm). Negli ultimi 5 anni l’azienda ha adottato un sistema foraggero dinamico, basato sulla doppia coltura loglio italico-mais (40% della superficie), prati di erba medica e permanenti (40% della superficie) e loglio italico-sorgo foraggero nelle aree asciutte. I foraggi sono raccolti in stadi molto precoci di sviluppo e conservati mediante insilamento. La produzione del latte è caratterizzata da un impatto ambientale per unità produttiva tra le più basse della pianura piemontese.

Società Agricola BERTOLA F.lli Giuseppe, Mario e Sergio di Marene

L’azienda è sita nel comune di Marene (CN), in un’area agricola caratterizzata da una gestione convenzionale ed intensiva dei sistemi foraggeri. L’azienda alleva in media 240 vacche da latte e 280 animali per la rimonta, coltiva 190 ettari di terreno (dei quali l’80% irrigui). La produzione di latte per ettaro è pari a circa 18 t/ha all’anno. I suoli sono profondi e ben drenati con una tessitura prevalentemente franca (per l’orizzonte 0-30 cm). Negli ultimi 6 anni l’azienda ha adottato un sistema foraggero dinamico, basato sulla doppia coltura loglio italico-sorgo (20% della superficie) nelle aree collinari, prati di erba medica con ciclo triennale (30% della superficie) alternati al mais, mais in primo raccolto destinato alla produzione di pastone integrale (20% della superficie), doppia coltura loglio italico-soia (10% della superficie) e grano sulla restante superficie. I foraggi sono raccolti in stadi molto precoci di sviluppo e conservati mediante insilamento. La produzione del latte è caratterizzata da un impatto ambientale per unità produttiva tra le più basse della pianura piemontese.

Azienda Agricola LA ROSA BIANCA

L’azienda agricola “La Rosa Bianca di Enrico Vighetti situata nella Pianura cuneese nel comune di Cavallermaggiore (CN) alleva circa 500 pecore da latte di razza Lacaune. Nasce nel 2006 con 60 pecore da un giovane allevatore con la volontà di portare avanti l’azienda di famiglia riconvertendola all’allevamento ovino. Munge circa 250 pecore e organizza la produzione del latte in modo da mungere durante tutto l’anno. Parte della produzione viene conferita al caseificio Beppino Occelli e parte viene trasformata in loco in un caseificio aziendale. Innovativa la gestione della fertilità e della rimonta per avere le massime performances produttive e di longevità degli animali. L’alimentazione è basata sul massimo soddisfacimento dei fabbisogni della stalla da foraggi autoprodotti sui terreni aziendali o acquistati in piedi da aziende limitrofe del territorio.Adotta tecniche di conservazione innovative dell’erba medica (fonte proteica) e del pastone integrale di mais (fonte energetica) attraverso l’insilamento con compattatori in rotoballe fasciate.

Società Agricola IL PASTORE E LA CAPRETTA s.s.

L’azienda il Pastore e la Capretta di Savigliano (CN) nasce nel 2017 da due fratelli Andrea ed Emanuele Grande. Due giovani allevatori che hanno scelto di fare della campagna il proprio mestiere partendo da una realtà di 40 capre. Oggi allevano circa 200 capi, di razza “Saneen” e “Camosciata”. Vendono sia i capretti sia il latte, che vendiamo al caseificio Beppino Occelli. Gli animali che mungono sono suddivisi in due gruppi per garantire la produzione di latte costante tutto l’anno. Metà partorisce a febbraio, l’altra metà a settembre. Praticano l’alimentazione in stalla tutto l’anno con unifeed a secco.