19 Lug Appello del mondo dei produttori di bovini di Razza Piemontese
Raccogliendo le sollecitazioni provenienti dal mondo produttivo, è stato realizzato uno studio sulla redditività dell’allevamento della Razza Piemontese, i cui risultati sono stati condivisi con i principali operatori del comparto in un convegno organizzato in via telematica il 7 giugno scorso.
Hanno partecipato al convegno alcuni componenti dei Consigli di Amministrazione di Coalvi, Anaborapi, Arap, Co&Co, Compral, Amici della Piemontese, La Granda ed Asprocarne.
Lo studio ha fatto emergere una situazione di cui eravamo tutti consapevoli ma che nessuno prima d’ora aveva misurato con tale precisione.
Il lavoro è stato svolto su tre realtà produttive (ciclo chiuso, ciclo aperto in pianura e ciclo aperto in collina) e, per ciascuna, su un campione di tre aziende, elaborando in totale il risultato economico di 9 allevamenti che spaziano fra due estremi di efficienza produttiva.
Se è vero che una piccolissima parte degli allevamenti, stimabile in circa il 5%, può difendersi con risultati economici sostenibili, è altrettanto vero che la stragrande maggioranza del 95% degli allevamenti di Razza Piemontese espone numeri drammatici, soprattutto a causa di una flessione dei prezzi dei bovini maschi del 25% che perdura da mesi e mette a serio rischio la sopravvivenza di molte realtà.
Osservando i dati medi di razza viene da concludere che la media degli allevamenti di Razza Piemontese si collochi tra i due gruppi del campione che lamentano i dati economici peggiori.
Ad aggravare la situazione si aggiunge l’orientamento di operatori commerciali che redigono disciplinari di produzione di forte interesse per i consumatori, ma di altrettanto forte impatto economico sui produttori, considerando che il loro rispetto comporta un onere aggiuntivo, tutt’altro che trascurabile.
Di fronte alla progressiva ed oggettiva difficoltà nel rispettarli da parte del settore della Razza Piemontese e degli allevamenti italiani in generale, la distribuzione si sposta su filiere di altra origine e di ben altra qualità preferibilmente di provenienza estera, filiere evidentemente ancora in grado di sopportare una riduzione dei margini operativi.
Queste considerazioni, messe in mano a un economista che ragioni con freddezza, porterebbero a consigliare di convertire la produzione su altri settori, ma la Razza Piemontese non merita certo questa prospettiva.
Il mondo della Razza Piemontese, attraverso le rappresentanze tecniche che hanno condiviso questa analisi, sottoscrive la presente rivolgendo un appello affinché si individuino misure efficaci nel sostegno di un’attività strategica per la nostra regione e si sensibilizzino le filiere private che richiedono, chi più chi meno, ulteriori investimenti in materie prime particolari o in gestioni sanitarie e/o di management aziendale a riconoscere un prezzo adeguato, maggiore del mercato in relazione alle richieste presenti nei disciplinari di produzione di cui sopra.
L’appello è rivolto agli stessi operatori del dettaglio tradizionale affinché prendano atto delle difficoltà di un settore così strategico e imprescindibile per la loro stessa attività e si adoperino per riconoscere ai produttori il giusto valore alla qualità della materia prima che sono soliti utilizzare e, giustamente, vantare presso i consumatori.
Quello della Piemontese non è soltanto un comparto produttivo agricolo ma un complemento irrinunciabile alla valorizzazione del territorio. Non se ne dimentichi infatti il ruolo sociale, visto il numero di famiglie che vivono di questa attività, e non di meno quello ambientale, considerando che questa razza meglio di altre sfrutta le risorse foraggere locali, compresi i pascoli alpini nella stagione di alpeggio.
In un momento in cui si parla tanto di biodiversità, di sostenibilità, di tipicità, e anche di cultura, non si può ignorare una ricchezza che le incarna tutte e quattro e non si può restare indifferenti di fronte al rischio di perderla.